In precedenti interventi ho invitato i lettori a recuperare alcuni monumenti della musica napoletana sfuggiti nel tempo all’attenzione del pubblico. Incoraggiato dalla speranza, spero fondata, che i miei messaggi abbiano centrato il bersaglio, provo ad aprire un discorso più impegnativo: spingere i lettori all’ascolto, al riascolto e finalmente alla comprensione della musica classica. Chi non ama la musica classica probabilmente non la conosce e se ne è semplicemente fatta un’idea sommaria giudicandola, dopo circa 15 secondi di ascolto, noiosa, pedante, inutile. Ora, non c’è dubbio che esistono persone poco dotate di apertura verso la musica e persone provviste di quel che noi chiamiamo un buon orecchio. Le prime, che avranno certamente altre inclinazioni, vanno un po’ compatite perché non sanno cosa si perdono. Le seconde sono quelle che canticchiano con piacere sotto la doccia o radendosi, che ricordano la colonna sonora di un film appena visto o di una canzone ascoltata per radio. Ovviamente io mi rivolgo a queste persone e lascio le altre al loro destino che sarà magari brillantissimo ma privo di un piacere unico.
Delimitato il campo dei destinatari di questa modesta introduzione alla musica “colta”, passiamo alle indicazioni concrete. Trascurando per il momento il jazz, che segue vie particolari, chiariamo subito che anche la musica lirica, così come tutte quelle forme musicali in cui è presente un testo verbale, va messa un po’ da parte e rientrerà nel discorso solo dopo che il “neofita” avrà afferrato il senso di che cosa è la musica nella sua essenza pura, traguardo che si raggiunge più facilmente con la musica esclusivamente strumentale.
Come si può arrivare a comprendere la musica pura è relativamente facile da spiegare. L’orecchio della generalità delle persone che ascoltano musica è tarato su brani della durata di due o tre minuti. Riescono ad apprezzare brani di maggior durata solo quando ritmati in maniera incisiva e perciò capaci di coinvolgerle quasi fisicamente con la pulsione del ritmo, spingendole al movimento cioè alla danza. Tuttavia c’è anche in queste persone una zona del proprio essere potenzialmente disposta a seguire uno sviluppo musicale di durata superiore, ed anche di molto, ai tre minuti usuali. Come si fa a raggiungere questa zona nelle persone che provano piacere ed emozione solo nell’ascoltare canzoni? Conviene partire, subdolamente, proprio dai pezzi brevi che esistono anche nella musica classica. La scelta dei brani musicali dei quali suggerire l’ascolto cambia non poco a seconda delle epoche e dell’età dei soggetti “da attivare”. Ad un’adolescente degli anni ‘50 (l’adolescenza all’epoca era uno snodo ideale per entrare in sintonia con la musica classica perché un’età in balia dei primi innamoramenti ed ancora capace di emozioni profonde) si potevano con buone speranze di successo proporre brani di Chopin, Schumann, Liszt, Ciaikovsky, solo per citare gli autori più noti: l’adolescente degli anni ‘50 rispondeva benissimo ad un approccio romantico, infuocato, sentimentale che sollecitava languori amorosi. Anche un messaggio eroico andava a segno, perché spingeva verso l’adesione agli ideali di autori che esaltavano la lotta dell’uomo contro le avversità, tipo Beethoven.
Ad un’adolescente degli anni ‘80, ormai smaliziato e poco disponibile a cedere ai sentimenti nobili, era più facile arrivare con brani di musica barocca nei quali sono più evidenti la trama costruttiva e la pulsione ritmica, piuttosto che la passionalità, spesso assente del tutto, e quindi andavano meglio Vivaldi, Bach, Handel per cominciare.
Superata l’età dell’acne il discorso diventa più delicato, perché non c’è più la permeabilità giovanile e l’unica soluzione possibile è quella di un mix tra le due strade sopra accennate. La condizione, in entrambi i casi, è che si tratti di brani solo strumentali e possibilmente senza un titolo evocativo. Lo scopo è quello di mettere l’ascoltatore in contatto con una musica “nuda”, che non richiami altre bellezze se non la propria. Questo è però un obbiettivo che si raggiunge poco per volta; all’inizio del percorso può capitare, anzi capiterà senz’altro, che una melodia vi faccia immaginare un paesaggio alpestre, un chiaro di luna, un mare agitato, o altro: non scacciate queste immagini anzi tenetevele, ma senza pensare che la loro creazione fosse nelle intenzioni dell’autore, tant’è che ciascun ascoltatore produrrà le sue proprie visioni.
Per cominciare dunque suggerirei di ascoltare, nell’ordine, i seguenti brani:
Liszt, Sogno d’amore (il titolo è in realtà Notturno n.3, la denominazione fu aggiunta dall’editore);
Bizet, Farandola (che è una danza) dalla suite dell’Arlesiana;
Ciaikovsky, Scena da “Il lago dei cigni”
Bach, Preludio in do magg. BWV 846 dal Clavicembalo ben temperato;
Vivaldi: Le 4 Stagioni: Presto – Terzo movimento de “L’Estate”.
Alcuni consigli sono fondamentali:
1 – ciascun brano va ascoltato almeno due volte di seguito: il primo ascolto è come il primo appuntamento con una persona che vi incuriosisce, mentre il secondo serve a scoprire qualcosa in più e, chissà, concludere che quella persona vi piace. Se persistono dubbi provate con un terzo ascolto. Non escluderei che il brano possa non piacervi: può succedere e allora passate al brano successivo;
2 – non è necessario che ascoltiate (sempre, ripeto, almeno due volte) tutti i brani in una sola seduta di ascolto, anzi è preferibile ascoltarli separatamente per non confondere le vostre impressioni e soprattutto per non cancellare, con l’ascolto del secondo brano, la memoria del primo. La memorizzazione del tema musicale dominante in un pezzo è essenziale e vedremo in seguito perché. L’ideale sarebbe quello di ascoltare un pezzo fino a quando il tema principale non vi venga in mente spontaneamente, come peraltro avviene per le canzoni;
3 – nel momento in cui vi dedicate all’ascolto cercate di procurarvi condizioni di tranquillità. Staccate il telefono fisso, spegnete il cellulare e qualunque altra fonte di disturbo e quindi imbavagliate ed immobilizzate i vostri familiari (solo per il tempo strettamente necessario);
4 – il volume deve essere tale da consentirvi di ascoltare distintamente tutto. Se ascoltate dal pc, orientate il volume verso il massimo. Se invece il pc è collegato ad impianti di amplificazione, fate attenzione a non eccedere: un volume troppo alto non fa bene alla musica. L’ideale è quello di riprodurre più o meno quello che si sente in una sala da concerto o in un teatro, magari in decima fila e comunque in posizione centrale;
5 – non fate altro durante l’ascolto e possibilmente chiudete gli occhi per convogliare la vostra percezione verso l’udito e non altro. Per mantenere la concentrazione è consigliabile non mangiare alcunché durante l’ascolto e men che mai rumorosi croccantini (micidiali le fette biscottate). Augurandovi buon ascolto attendo di leggere nei “Commenti” le vostre impressioni che spero positive: si accettano ovviamente anche quelle negative.
Ho scoperto oggi questo articolo. Comincio l’ascolto!