
«Oggi il terribile spettro della guerra si aggira nuovamente per l’Europa. E noi dobbiamo fronteggiarlo. Non possiamo più rifugiarci in una comoda rimozione»; queste parole di Antonio Scurati su la Repubblica ben descrivono la situazione che l’Unione Europea (UE) sta vivendo, il tutto aggravato dall’idiosincrasia che Trump sta manifestando verso tutto ciò che è europeo. Da più parti, sia interne che esterne all’UE, si sta cercando di indebolirla, il che pare rientrare in una strategia di smantellamento degli organismi internazionali finalizzata a sovvertire un ordine mondiale basato su regole condivise con l’intento di dar vita a un nuovo ordine autoritario, fondato su un’unica legge: la legge del più forte. La consapevolezza di questa situazione porta alla ribalta la natura del rapporto tra etica e politica.
Per inquadrare il tema è utile rifarsi alle pregnanti riflessioni di Max Weber (1864-1920), il quale si chiedeva: «Sono forse esse [l’etica e la politica], come si è detto talvolta, affatto estranee l’una all’altra? O è vero viceversa che la “medesima” etica vale per l’azione politica come per tutte le altre? … Ma sarebbe vero allora che una qualsiasi etica potrebbe stabilire norme di contenuto identico per ogni genere di rapporti, erotici e d’affari, familiari e d’ufficio, verso la moglie e l’erbivendola, il figlio e il concorrente, l’amico e l’avversario? Per le esigenze dell’etica rispetto alla politica sarebbe davvero così indifferente il fatto che questa opera con un mezzo tanto specifico com’è la potenza, dietro la quale si nasconde la violenza?» Attualizzando il discorso, come dovrebbe porsi l’UE di fronte all’aggressiva politica putiniana e al dilettantismo trumpiano?
C’è chi avversa in modo radicale la politica di riarmo, in prospettiva difensiva, promossa dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, invocando una sorta di etica assoluta, per intenderci quella del Sermone della Montagna di gesuana memoria; a costoro si dovrebbe ricordare che l’etica evangelica non può essere adoperata a mo’ di carrozza sulla quale salire o scendere a proprio piacimento: il precetto evangelico è incondizionato e preciso; prendiamo il comando “Porgi l’altra guancia”, incondizionatamente, senza chiedere che diritto abbia l’altro di colpire. L’etica assoluta non si preoccupa delle conseguenze. Dal canto suo, il politico osserverà: “Si tratta di una pretesa socialmente assurda, finché non sarà attuata da tutti per tutti!”; per il politico vale la regola: “devi resistere al male con la forza, altrimenti sarai responsabile se esso prevarrà” (Si vis pacem, para bellum).
Il dilemma viene così affrontato da Weber: «Dobbiamo renderci chiaramente conto che ogni agire orientato in senso etico può oscillare tra due massime radicalmente diverse e inconciliabilmente opposte: può esser cioè orientato secondo l’“etica della convinzione” oppure secondo l’“etica della responsabilità”. Non che l’etica della convinzione coincida con la mancanza di responsabilità e l’etica della responsabilità con la mancanza di convinzione. Non si vuol certo dir questo. Ma v’è una differenza incolmabile tra l’agire secondo la massima dell’etica della convinzione, la quale – in termini religiosi – suona: “Il cristiano opera da giusto e rimette l’esito nelle mani di Dio”, e l’agire secondo la massima dell’etica della responsabilità, secondo la quale bisogna rispondere delle conseguenze (prevedibili) delle proprie azioni».
Va da sé che nessun tipo di etica può prescindere dal fatto che il raggiungimento di fini lodevoli è spesso accompagnato dall’uso di mezzi ambigui o per lo meno pericolosi e dalla possibilità o probabilità del concorso di altre conseguenze negative, e nessuna etica può determinare quando e in che misura lo scopo moralmente commendevole “giustifichi” i mezzi e altre conseguenze moralmente discutibili. Su questo problema della giustificazione dei mezzi mediante il fine anche l’etica della convinzione sembra fallire; è il mezzo specifico della violenza legittima quello che determina la particolarità di ogni problema etico della politica.
Tutto ciò cui si tende con l’azione politica, che opera attraverso l’etica della responsabilità, mette a rischio la “salvezza dell’anima”; ma se si persegue quest’ultima salvezza con la pura etica della convinzione in un qualsiasi conflitto, la si espone a danni prolungati nel tempo perché manca la responsabilità delle conseguenze. Se si vuole che l’UE si affermi come baluardo della democrazia, ebbene la UE ha bisogno di un esercito difensivo; per usare le parole di Scurati, «la democrazia liberale, la giustizia sociale, i diritti umani, ecco alcuni dei fondamentali valori europei la cui difesa oggi richiede il nostro impegno, la nostra intelligenza critica, la nostra lotta. … Un esercito europeo unitario di pace, democratico, esclusivamente difensivo, affiancato ad apparati specializzati nella soluzione diplomatica dei conflitti, non in competizione ma al servizio del welfare, non culmine ma fondamento del lungo, incerto ma necessario processo di unificazione politica dell’Europa». Per concludere, ricordiamo quanto affermò Weber: «La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile».