
È invalsa, da un certo tempo ormai, l’abitudine di scagliarsi contro l’Occidente, addebitandogli tutti gli sconquassi che il nostro mondo sta attraversando e vivendo con profondo disagio. Ma, per amore della verità storica e dei fatti che accadono sotto i nostri occhi, sarebbe opportuno riconsiderare questa opinione e riportare l’Occidente al posto che gli spetta pur con tutte le sue immancabili defaillances e, una volta fatto questo, dire ad alta voce: Grazie, Occidente! Grazie, allora, ma di che, e perché?
Intanto è certamente opportuno distinguere, cioè tener conto che con “Occidente” comunemente si indica l’Europa e gli Stati Uniti, e non soltanto per ragioni geografiche. Purtroppo, e nei nostri interventi su questo giornale non abbiamo mancato di sottolinearlo, questo “Occidente” oggi non esiste più e siamo costretti a riconoscere che l’avvento di Trump alla Casa Bianca è fonte di disgregazione, di confusione, sia all’interno che all’esterno del Paese. E una frase, incisiva ma assolutamente indicativa, che esprime il concetto che ha il Tycoon dell’altra metà dell’Occidente è nelle parole pronunciate proprio in questi giorni con le quali definisce la Ue, affermando a gran voce che «l’Ue è nata per fregarci». Parole del genere non le abbiamo mai sentite in bocca a nessuno dei suoi predecessori, ma in bocca a lui non stupiscono più di tanto, se si tiene in considerazione il personaggio, che ancora non si sa decidere se optare per il buffonesco, l’egocentrico, l’egoarca, o semplicemente un cittadino americano che, grazie al suo enorme capitale e a quello dei suoi amici, si è comprato l’America, che è stata così venduta al migliore offerente, l’egolatria di questo individuo e della sua stretta cerchia di adoratori e complici si è manifestata proprio di recente con la messa in rete del progetto su Gaza che sta maturando nella sua mente esaltata, cioè quello di una Gaza stile Costa Azzurra, al centro della quale giganteggia una sua enorme statua d’oro. Nemmeno al Re Sole, Luigi XIV, sarebbe potuta venire in mente un’idea del genere.
Quindi, quando diciamo “grazie Occidente”, è necessario prima tener conto di quale Occidente stiamo parlando, perché, purtroppo, con quest’ultimo inquilino della Casa Bianca le due sponde dell’Atlantico si sono notevolmente divaricate. Ci consola il fatto che, invece, sembra che si siano ristrette quelle della Manica, il canale che divide il Regno Unito dall’Europa, che mostra sempre più segni di riavvicinamento dopo la disastrosa fuoriuscita della Brexit. Detto per inciso, l’ondivago che siede alla scrivania che fu di Abramo Lincoln, oltre a cambiare il nome al Golfo del Messico, vuole rinominare anche quello della Manica, che vuole cambiare in The George Washington Channel, cioè canale George Washington. Non pago di ambire a Panama, al Messico, al Canada e alla Groenlandia, adesso vuole mettere il piede anche fuori da casa, nel nostro continente europeo. Fortunatamente l’Unione ha risposto — fino ad ora — picche a tutte le sue folli elucubrazioni, compresa quella di imporre dazi del 25% a tutti i prodotti europei, allargando sempre di più la voragine che sta scavando fra il suo Paese e l’altra sponda dell’Atlantico, che magari domani vorrà chiamare “Mar di Trump”! D’altra parte noi europei non avremmo niente da guadagnare finché al potere di quella potente nazione rimarrà solidamente insediato l’attuale proprietario del Paese, paese che sta sempre più avvicinandosi al “Grande Fratello” — questa volta in senso negativo — di Orwell. È notizia recentissima, infatti, che al Washington Post, storica testata americana, che con i suoi servizi ha più volte smascherato le magagne del governo, il suo attuale editore, Jeff Bezos, intimo di Trump, ha proibito ai suoi giornalisti di pubblicare alcunché sappia di critica nei confronti di Trump e di Musk. E pensare che a suo tempo, questa prestigiosa testata, nel 1974, con le sue inchieste, portò alle dimissioni dell’allora presidente Richard Nixon, guadagnandosi così l’ammirazione internazionale. Quello di Bezos (proprietario di Amazon) è l’ultimo inchino a Trump. Il primo lo aveva fatto alla vigilia delle presidenziali di novembre, quando aveva bloccato l’endorsement del Post a uno dei due candidati, in quel caso la democratica Kamala Harris, iniziativa che costò al giornale la cancellazione del 10% dei suoi abbonamenti, e che si sta ripetendo anche ora con il diktat dell’editore ai suoi giornalisti, uno dei quali, forse il più noto, Davide Shipley, si è già dimesso. Questa è, a tutti gli effetti, la vendetta di Trump nei confronti di un giornale che, al tempo della sua prima presidenza, era diventato una voce antagonista, al punto di adottare lo slogan, sotto la testata, “Democracy dies in darkness”, cioè “la democrazia muore nelle tenebre”. Non c’è miglior descrizione di ciò che sta avvenendo sotto la dittatura di Trump, di quello che scrive Concita De Gregorio su la Repubblica: «Si può dire che siamo di fronte alla pazzia? (riferendosi al video di Trump su Gaza). Si può parlare di pericolo? Cioè, siamo letteralmente in pericolo, noi tutti? Direi di sì. Trump, Musk e la classe dirigente di cui si stanno circondando sono in delirio di onnipotenza sono (molti di loro) fiancheggiatori di nazisti e fascismi, talvolta miliardari, hanno un’idea di mondo padronale e proterva, retrograda e rancorosa, classista, maschilista, razzista. La giustizia e la democrazia sono il loro nuovo gioco da tavolo. Sono pazzi pericolosi».
Date queste premesse, esse ci spiegano perché, quando in questo scritto parliamo di Occidente, ci riferiamo principalmente alla sua parte europea, in quanto l’America, o meglio, gli Stati Uniti sono sì Occidente anch’essi, ma soltanto dal punto di vista geografico; ed è all’occidente europeo che dobbiamo dire grazie, perché il grande sviluppo, la sua evidente superiorità, li dobbiamo a “questo” Occidente. Superiorità che è indiscussa in tutti i campi: economico, politico, culturale. È a questa sua peculiarità che Federico Rampini ha voluto dedicare un intero volume, che ha intitolato appropriatamente “Grazie, Occidente”, nel quale spiega i motivi di questa riconoscenza che il mondo intero deve all’Occidente, cioè all’Europa. E come nome di spicco sull’argomento cita una delle opere più pregevoli di Niall Ferguson, storico di Oxford, Occidente: ascesa e crisi di una civiltà, nel quale parla apertamente della nostra superiorità, delle sue origini storiche, delle sue possibili cause e spiegazioni. Dice Rampini: «Riassumo qui alcuni dei suoi argomenti, che costituiscono punti di riferimento essenziali: per capire noi stessi, gli altri, il mondo in cui viviamo da cinquecento anni … Dunque, come si spiega la nostra evidente superiorità, quella che ha spinto fin dall’Ottocento il Giappone a copiare la nostra economia e la nostra scienza, poi seguito sulla stessa strada nel Novecento dall’impero ottomano, dalla Cina, dall’India? La risposta più facile, quasi tautologica, a questa domanda è che l’Occidente ha dominato il resto del mondo grazie all’imperialismo. Oggi ci sono ancora molte persone che esprimono profonda indignazione morale per i misfatti compiuti dagli imperi europei. Misfatti ve ne furono, e senza dubbio molti, ma certamente non è stato solo l’imperialismo dell’Occidente a conferirgli superiorità, ben altri imperi e misfatti ancor peggiori furono compiuti dagli imperi tutti a oriente del nostro Occidente. E la superiorità europea non si basa soltanto sul possesso di tecnologie avanzate che nel 1500 erano anche peculiari ad altri popoli, alla tecnologia cinese, alla matematica indiana, all’astronomia araba. E allora come si spiega il grande balzo in avanti che ebbe luogo nel 1500 e che da allora ci ha mantenuto in una condizione di superiorità rispetto a tutti gli altri?» Ricordiamo qui, per inciso, che in quel tempo l’America era stata scoperta da poco e che mentre da noi fiorivano scienze, arti, cultura, tecnologia, il quel nuovo immenso continente si era ancora alla civiltà rurale dei secoli precedenti e alle scaramucce con i nativi, vittime di un nascente imperialismo americano. Prima di chiudere con la risposta a questa domanda, è doveroso ricordare che il mondo è popolato da miliardi di persone che devono la loro stessa esistenza … a noi. La scienza occidentale, pensiamo alla nostra medicina e alla nostra agronomia, è stata copiata e applicata dal resto dell’umanità con benefici immensi. Se la longevità è aumentata, la mortalità infantile è crollata, il livello d’istruzione è cresciuto nel mondo intero è perché l’Occidente ha esportato il progresso. Dove si combatte per i diritti umani — per esempio la condizione della donna — il paradigma da emulare siamo noi. Il nostro modello industriale ha sollevato dalla miseria grandi nazioni. La sfida per un’economia più sostenibile e per decarbonizzare l’ambiente sarà vinta grazie alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica dell’Occidente del nostro Occidente, dato che Trump ha deciso di andare in tutt’altra direzione.
Le ragioni per cui l’Occidente ha superato tutte le altre nazioni del mondo, dandoci cinque secoli di superiorità, secondo il già citato Ferguson possono essere ricondotte all’individualismo, all’Umanesimo, all’etica protestante, e oltre a questo anche perché ha sviluppato il metodo scientifico di verifica e razionalizzazione della ricerca e grazie alla diffusione delle sue scoperte, a cui si aggiungono altri due fattori: l’intermediazione finanziaria e il buongoverno. «La chiave sta quindi» continua Ferguson «nelle istituzioni. Le istituzioni, naturalmente, sono in un certo senso i prodotti della cultura … La differenza cruciale tra l’Occidente e il resto del mondo, quindi si spiega con sei categorie di sistemi istituzionali, a cui si accompagnano idee, valori e comportamenti. Ed esse sono la competizione, la scienza come strumento sia per comprendere il mondo che trasformarlo, la proprietà privata e lo stato di diritto, la medicina, la società dei consumi, l’etica del lavoro. Occidente più fecondo di innovazioni, quindi, che gradualmente il resto dell’umanità avrebbe adottato e sta adottando tuttora». Queste caratteristiche hanno rappresentato la base sulla quale è stata costruita la superiorità occidentale, pur con tutti i suoi difetti, che rimane ancora, e in assoluto, la migliore del mondo, anche se i prodromi di ciò che avviene attualmente negli Usa stanno rimettendo tutto in discussione. Ma per intanto, sempre e comunque: Grazie, Occidente.