Dio è di destra o di sinistra?

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Disegno di Antonio Nacarlo

“Giuro (o affermo) solennemente che eserciterò fedelmente la carica di presidente degli Stati Uniti e che, al meglio delle mie capacità, preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti”; sono le parole che pronuncia ogni neo presidente degli Stati Uniti, poggiando la mano sinistra sulla Bibbia, mentre tiene la destra solennemente alzata. L’uso della Bibbia nel giuramento risale al primo presidente americano, George Washington, a conferma del fatto che tutti i presidenti degli Stati Uniti a finire con l’attuale, il 47°, Donald Trump, sono cristiani devoti che considerano quel libro come la parola di Dio, inerrante per definizione e ispiratrice di ogni decisione, anche la più difficile perché, se in essa si crede, non si può rigettarne alcuna sua parte. Se, quindi, il presidente giura su quel libro, ed è appartenente ad un partito (nel caso di Trump, il repubblicano) di estrema destra, egli ritiene che nel momento del giuramento sulla Bibbia, essa non può che essere di destra, altrimenti giurerebbe su un libro che politicamente disconosce. Di conseguenza i presidenti che lo hanno preceduto e che appartenevano al partito democratico, che è notoriamente un partito di centro sinistra, nutrivano la stessa idea, circa l’orientamento politico del libro “sacro” sul quale ponevano la loro mano, giurando e ritenendo che le loro idee trovassero in essa autorevole conferma.

Se, ora, noi volessimo trarre dalle Sacre Scritture un’indicazione circa il loro orientamento, potremmo dire che il Vecchio Testamento è di destra, mentre il Nuovo Testamento è di sinistra. Nel Vecchio assistiamo a una sequenza di atti di Dio e degli uomini da lui scelti per governare Israele, che corrispondono — fatte le dovute differenze temporali — ai principi ispiratori della destra, mentre il Nuovo, con la sua enfasi verso l’eguaglianza, l’assistenza ai poveri e ai diseredati, guarda chiaramente alla parte di popolo considerata “inferiore” dal Tycoon appena insediato, e alla sua politica di emarginazione dei diseredati che cercano rifugio nel suo paese, e con la sua assoluta predilezione per i ricchi, dei quali fa parte a pieno titolo, essendo miliardario. È del tutto naturale che la Bibbia, particolarmente nel suo Nuovo Testamento, non possa essere assolutamente quella su cui giura Trump, perché è proprio in esso che, chiare come acqua di fonte, troviamo queste parole del Nazareno: “Felici voi poveri, perché vostro è il regno di Dio … ma guai a voi, ricchi, perché avete appieno la vostra consolazione, guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame”. Parole, queste, che scavano un profondo fossato fra il pensiero di Trump e quello di Cristo, ma che ciò nonostante non gli impediscono di accettarlo pubblicamente, mettendo la mano sopra “Il Libro” e giurando su di esso, che vuol dire condividerne i contenuti.

Non si riesce a comprendere come da un “cristiano rinato, quale egli di recente è divenuto, il primo atto della sua amministrazione sarà quello di arrestare e deportare i migranti, in piena contraddizione con le parole del Messia che per bocca di Paolo disse: “Non dimenticate l’ospitalità, poiché per mezzo d’essa alcuni, senza saperlo, ospitarono angeli” (Ebrei 13:2). E certamente non sono parole che il suo co-presidente, Elon Musk, potrebbe far proprie perché esse rappresentano tutto il contrario di ciò che egli è e che desidera essere. Sotto questo aspetto riteniamo infinitamente più sobria e appropriata la cerimonia di insediamento del presidente della repubblica di un paese fondamentalmente cattolico qual è l’Italia, che consiste in queste parole pronunciate di fronte al Parlamento in seduta plenaria: «Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione». Non si fa nessuna menzione di Dio perché la nostra è una repubblica laica e tale vuole rimanere.

Trump, e non è certamente il solo, usa la religione ed il fatto che negli Stati Uniti essa riveste un’importanza ben maggiore rispetto ai paesi europei, che sono molto meno bigotti degli americani. È un dato acquisito e spesso ripetuto che hanno maggiore possibilità di diventare presidente degli Stati Uniti un musulmano o un socialista che un ateo. Nella nazione, la cui costituzione peraltro richiederebbe una rigida divisione fra stato e chiesa, la religiosità è un requisito imprescindibile, che si è andato accentuando nel ventesimo secolo (la dicitura «in God we trust» è stata apposta sulla valuta nel 1958, trascurando il fatto che la scrittura “Dio con noi” appariva su tutte le fibbie dei soldati nazisti durante la seconda guerra mondiale). La presenza a messa, i consiglieri spirituali e la professione di fede sono parte performativa della carica, tanto più per i candidati. Non fanno eccezione Kamala Harris e Donald Trump. Ecco infatti ciò che è accaduto di recente: in un’intervista al Religion News Service passata inosservata il Presidente ha detto di non sentirsi più presbiteriano ma cristiano “rinato”. Non è una distinzione irrilevante. È un modo per segnalare alla destra religiosa che è uno di loro, uno strumento imperfetto pronto però a compiere la volontà del Signore. Non è necessario ricordare che dopo l’attentato che subì il 13 luglio 2024, dal quale uscì praticamente illeso, egli non ha fatto altro che sbandierare “urbi et orbi” che doveva la sua salvezza al diretto intervento di Dio, che voleva che fosse lui il nuovo presidente degli Stati Uniti; e se Dio si era dato tanto da fare per proteggere il suo pupillo, non può esservi alcun dubbio che Dio fosse dichiaratamente di destra, come lo era e lo è il Tycoon americano. E, dopo una stagione durata secoli senza che si siano più verificati miracoli dei quali è piena la Bibbia, ecco che Dio, rispolverando questa vecchia abitudine, li ha riesumati appositamente per Trump. Lo scampato pericolo dell’attentato è stato descritto come “miracolo” e on line girano dei fotomontaggi con la figura di Gesù che appoggia la mano destra sulla spalla del Tycoon: Gesù è il diretto protettore di Trump. “È Dio che ha evitato che l’impensabile avvenisse”, afferma il sito Truth Social. “Adesso che Trump è sopravvissuto all’attentato, ha affermato Blandine Chelini-Pont, storica del cristianesimo americano, la credenza secondo la quale Trump è l’eletto si diffonderà in cerchi più ampi del mondo evangelico. Per loro è quello il segno che Dio protegge Trump”.

Ora questo dato fa pensare. La politica diventa un capitolo della teologia. Dio fa politica. Dove, a perderci, sono tutti. Dio che diventa l’agente di un partito e la politica che diventa l’esecuzione di un ordine venuto dall’alto. Tanto che lo stranito lettore di queste notizie è tentato di chiedersi: il voto di Dio del cinque novembre 2024 fu per Trump o per Biden? L’idea di una politica che ha una sua dignità, una sua autonomia e la fede che ispira i valori ma non detta leggi e non si identifica con un partito: tutto questo sembra roba d’altri tempi, un mondo di verità ormai definitivamente dimenticate. Anche Biden, pur essendo democratico, ha voluto tirare Dio dalla sua dicendo, perentoriamente: “Mi ritirerò solo se Dio me lo chiede”.

Questo ci porta a fare due considerazioni. Una, scontata, che interessa i candidati, quelli che devono essere votati. La politica politicante tira spesso in ballo Dio. Naturalmente, non per porsi la domanda su come il politico possa servire Dio, ma su come Dio possa servire il politico. Dio, per il politico, diventa la garanzia ultima. E, naturalmente, siccome tutti i politici sono convinti di essere dei buoni politici, tutti sono convinti che Dio non può far altro che certificare la loro bontà. Potremmo dire, anche a costo di sfidare il ridicolo, che se Trump, nella sua indefinibile ignoranza, conoscesse un po’ di latino, il suo slogan prediletto sarebbe stato “Deus Vult”, così come i crociati, che ritenevano mandato di Dio quello di uccidere e distruggere sotto l’ala protettrice dell’Onnipotente. Sia Trump che i suoi numerosi seguaci di destra sono concordi nel ritenere che Dio (il loro dio destrorso) sia entrato a gamba tesa nell’agòne politico per favorire Trump.

“Dio mi protegge” – l’attentato ha fornito a Trump l’occasione di presentarsi come l’Unto del Signore per riunire gli Stati Uniti – i suoi toni messianici aprono le valvole a quella destra evangelica che lo ha già incoronato “messia”: “è stato solo Dio ad impedire che accadesse l’impensabile”. “Non temeremo, ma rimarremo invece resilienti nella nostra fede e sprezzanti di fronte alla malvagità”. Sfugge, però, ai laudatori di Trump il particolare che Dio, nell’intento di proteggere Trump, non ha tenuto in nessun conto la vita di uno dei presenti, colpito dalla pallottola pellegrina ed è rimasto ucciso, insieme a due altri gravemente feriti. È ovvio, quindi, che il dio di Trump ha una sua personale scala gerarchica: pur di portare Trump alla presidenza ha sacrificato, mentre poteva evitarlo, la vita di un innocente e messo in serio pericolo quella di altri due. Il morto è un padre di famiglia, persona per bene, la cui vita, agli occhi di Dio, non avrebbe dovuto essere valutata di importanza minore di quella del “messia” repubblicano. E invece …

Si spera che il nuovo quadriennio che ha avuto inizio ieri con il giuramento solenne, smentisca tutte le profezie negative che circolano dal tempo della sua prima presidenza, (un vero e proprio disastro!) secondo le quali egli è un uomo inadatto a guidare una grande nazione, infarcito com’è da manie di grandezza, e che aiutino i suoi sfegatati sostenitori a ricordare che nemmeno a Gesù nella sua ultima ora Dio accordò una speciale protezione (avrebbe potuto mandare dodici legioni di angeli — Matteo 26:53), ma lasciò che si compisse il suo destino. Trump è meglio di Gesù quindi, se qualche angelo è intervenuto direttamente a dirottare la traiettoria del proiettile e così spegnendo una vita umana innocente. No, Dio non è trumpiano (di destra), né di sinistra; per un credente dovrebbe essere veramente blasfemo solo il pensarlo. Per il non credente, libero da condizionamenti confessionali, ciò che accade non è altro che il sempiterno gioco della politica che fa di tutto pur di conquistare il favore degli elettori, e se può schierare perfino Dio dalla sua parte, allora ben venga anche un dio di destra che dia la vittoria a Trump!

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