Anche quest’anno i visitatori erano giunti a migliaia, provenienti da ogni angolo del mondo, per trascorrere le festività natalizie nella città che prendeva il nome da una sirena; e, nella sua insolita veste di cicerone, Pulcinella aveva colto l’occasione per guadagnare un po’ di soldi improvvisandosi guida turistica.
Dopo un’intera giornata trascorsa a dare informazioni, raccontare aneddoti e dispensare perle di saggezza napoletana ai turisti, scroccando cibo e vino in abbondanza, pensò che fosse giunta l’ora di tornare a casa e andare a dormire.
Scendendo dal decumano maggiore, da via dei Tribunali,si ritrovò ad attraversare una via San Gregorio Armeno insolitamente deserta, ma deserta nel vero senso della parola: per strada e nelle botteghe degli artigiani presepisti non c’era un’anima viva!
L’inconsueto silenzio e il buio della sera gli provocarono una strana inquietudine.
Smessa la maschera, Pulcinella provò a guardarsi intorno per cercare di capire cosa stesse accadendo.
L’occhio vigile scorse una fievole luce che proveniva da un basso e le gambe, senza ulteriori indugi, lo condussero verso quell’unica fonte luminosa.
Una candela rischiarava l’ambiente.
L’intero spazio era occupato da un magnifico presepe che riproduceva, con dovizia di particolari, la città di Betlemme ai tempi della nascita di Gesù.
Incuriosito e, allo stesso tempo, attratto dall’atmosfera mistica, si avvicinò al manufatto per osservare meglio i dettagli.
All’improvviso un bagliore lo investì: fu un attimo e Pulcinella si ritrovò sul presepe.
Non è che si fosse trasformato in una statuina: era vivo e vegeto, ma le sue dimensioni si erano ridotte a quelle dei pastori di terracotta che poco prima stava ammirando.
Descrivere lo sgomento di Pulcinella in quegli attimi, comprensibilissimo per carità, sarebbe a dir poco arduo.
Basti dire che, in preda al panico per ciò che gli era capitato, cominciò a correre come un forsennato lungo le strade del presepe, travolgendo cose e persone che urtava in quella fuga disperata, fra urla e strepiti dei malcapitati che incrociava lungo la via.
All’ennesimo improperio, che lo raggiunse durante la sua folle corsa, Pulcinella rallentò fino a fermarsi, realizzando che non era l’unico essere vivente su quel presepe: se lo stavano prendendo a male parole, allora anche i pastori erano vivi!
La scoperta trasformò la paura in stupore, che a sua volta divenne meraviglia.
Di quale incantesimo era vittima?
Come era potuta accadere una cosa simile?
Mentre cercava una risposta che non c’era, Pulcinella si ritrovò a seguire una fila di pastori e contadini che si incamminava verso una grotta e in un attimo realizzò che qualcuno, lassù, aveva voluto fargli un dono.
Peccato che, un istante prima di entrare nella grotta di Betlemme, il padrone dell’osteria di via San Gregorio Armeno, con un energico strattone, svegliò Pulcinella che si era addormentato, ubriaco, per aver bevuto troppo vino durante la cena della Vigilia di Natale.